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E-book Rubrica delitti familiari luglio 2021

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Il delitto familiare è un tipo di delitto che si basa su ragioni e motivazioni profonde e difficili da individuare. La vittima può costituire oggetto di odio, invidia, frustrazione e proiezione oppure può essere una persona verso cui si prova un profondo senso di colpa che può motivare il persecutore alla sua messa in atto (A.I.P.C. 2013). A tale definizione si farà riferimento in questa rubrica.  Per approfondimenti vai sul sito www.traumaeviolenza.it o www.formazionecontinuaviolenza.it

Sondaggio: Estate e omicidi in famiglia, esiste una correlazione?

Puoi partecipare cliccando sul link https://forms.gle/f1NWCuEUwULFvsmu7  Grazie della collaborazione.

Gentilissim* il sondaggio è in forma anonima, sarà garantita la sua privacy e i dati saranno utilizzati a solo scopo di ricerca. Non esistono risposte giuste o sbagliate, le chiediamo solo di rispondere nella maniera più sincera possibile.

Ti chiediamo la cortesia di compilare il sondaggio e dare la massima diffusione. Possono partecipare sia uomini che donne, con età compresa tra i 18 e i 65 anni, con distribuzione geografia nazionale: Nord, Centro e Sud Italia.

I risultati saranno pubblicati sui nostri siti entro il mese di settembre 2021.

IN ESTATE NON VI LASCIAMO SOLI CON LA VIOLENZA!

Dal 15 luglio al 05 settembre, dalle 12:00 alle ore 16:00, puoi richiedere una consulenza o un orientamento gratuito tutti i giorni, festivi compresi:

Inviando una mail all’indirizzo e-mail info@traumaeviolenza.it;

Contattando il numero 3924401930 – Inviando un messaggio WhatsApp al numero 3920666515 o scrivendo sulle chat attive che trovate nei siti www.traumaeviolenza.it e www.formazionecontinuaviolenza.it.

Qui è possibile ascoltare i podcast di Formazione Continua Violenza sul canale Spotify dell’A.I.P.C. https://open.spotify.com/show/3CWpZW8pFqFexLfg1CiOWQ?si=oNN7YmmLQMq0crAEVeYH-w

Qui è possibile sfogliare l’e-book “Rubrica delitti familiari luglio 2021”

https://flipbookpdf.net/web/site/2b1b75ee66d27876f3a446e01e47559fba0ea761202108.pdf.html

AIPC Editore © 2021 – Riproduzione Riservata

Podcast Rubrica Delitti familiari luglio 2021

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Il delitto familiare è un tipo di delitto che si basa su ragioni e motivazioni profonde e difficili da individuare. La vittima può costituire oggetto di odio, invidia, frustrazione e proiezione oppure può essere una persona verso cui si prova un profondo senso di colpa che può motivare il persecutore alla sua messa in atto (A.I.P.C. 2013).  Per approfondimenti vai sul sito www.traumaeviolenza.it o www.formazionecontinuaviolenza.it

Sondaggio: Estate e omicidi in famiglia, esiste una correlazione?

Puoi partecipare cliccando sul link https://forms.gle/f1NWCuEUwULFvsmu7  Grazie della collaborazione.

Gentilissim* il sondaggio è in forma anonima, sarà garantita la sua privacy e i dati saranno utilizzati a solo scopo di ricerca. Non esistono risposte giuste o sbagliate, le chiediamo solo di rispondere nella maniera più sincera possibile.

Ti chiediamo la cortesia di compilare il sondaggio e dare la massima diffusione. Possono partecipare sia uomini che donne, con età compresa tra i 18 e i 65 anni, con distribuzione geografia nazionale: Nord, Centro e Sud Italia.

I risultati saranno pubblicati sui nostri siti entro il mese di settembre 2021.

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Contattando il numero 3924401930 – Inviando un messaggio WhatsApp al numero 3920666515 o scrivendo sulle chat attive che trovate nei siti www.traumaeviolenza.it e www.formazionecontinuaviolenza.it.

Qui è possibile ascoltare i podcast di Formazione Continua Violenza sul canale Spotify dell’A.I.P.C. https://open.spotify.com/show/3CWpZW8pFqFexLfg1CiOWQ?si=oNN7YmmLQMq0crAEVeYH-w

Qui è possibile sfogliare l’e-book “Rubrica delitti familiari luglio 2021”

https://flipbookpdf.net/web/site/2b1b75ee66d27876f3a446e01e47559fba0ea761202108.pdf.html

Qui è possibile ascoltare il podcast “Rubrica Delitti familiari luglio 2021”

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Dissociazione, memorie traumatiche e somatizzazione nel DBP (seconda parte). Dissociation, traumatic memories and somatization in BPD (second part)

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Abstract

Le memorie traumatiche sono residui di un’esperienza terrificante e insostenibile che il soggetto non è riuscito ad integrare come parte del suo vissuto a causa di una dissociazione strutturale e funzionale alla sopravvivenza di uno stato del sé già fragile, come nel DBP. In tale analisi ci focalizzeremo in particolar modo quindi sul concetto di dissociazione, sul contenuto e l’organizzazione delle memorie traumatiche e di come queste trovano modo di espressione nella somatizzazione e in altre reazioni psicosomatiche.

Abstract

Traumatic memories are residues of a terrifying and unbearable experience that the subject has not been able to integrate as part of his experience due to a structural dissociation and functional to the survival of an already fragile state of the self, as in BPD. In this analysis we will focus particularly on the concept of dissociation, on the content and organization of traumatic memories and how they find a way of expression in somatization and other psychosomatic reactions.

L’Associazione Italiana di Psicologia e Criminologia – APS è una no-profit fondata nel 2001, un’equipe multidisciplinare di professionisti volontari che si occupa della violenza in genere, in modo circolare e che si avvale di collaborazioni istituzionali. Nel 2011, con la collaborazione particolare della dott.ssa Tiziana Calzone, della dott.ssa Carmen Pellino e del dott. Massimo Lattanzi, è stato strutturato il protocollo scientifico integrato A.I.P.C. Scientific Violence Screening che prevede un assessment specifico della valutazione del rischio.

“La prevenzione e il contrasto ad ogni forma di violenza non può prescindere da ricerche basate su evidenze scientifiche così come dall’applicazione di protocolli trattamentali scientifici integrati” (A.I.P.C., 2011).

È possibile leggere la prima parte dell’articolo cliccando sul link https://www.traumaeviolenza.it/2021/07/23/dissociazione-memorie-traumatiche-e-somatizzazione-nel-dbp-prima-parte-dissociation-traumatic-memories-and-somatization-in-bpd-first-part/

La prossima diretta FCV il 03 agosto alle ore 18:00 sarà dedicata a: 

I delitti familiari: Il duplice omicidio di Lecce – il profilo dell’autore.

È possibile seguire le dirette FCV sulla pagina Facebook dell’Associazione Italiana di psicologia e Criminologia e sul profilo Facebook di Massimo Lattanzi.

L’esperienza traumatica vissuta, con i conseguenti correlati emotivi e sensoriali non viene integrata nel sistema psichico del soggetto e attiva un fenomeno detto di “compartimentazione dissociativa” dove vi è una perdita della sintesi personale in seguito all’inaccettabilità di contenuti inconsci e alla presenza di “stati del Sé talmente discrepanti da non poter coesistere in un singolo stato di coscienza.” Difatti la caratteristica principale del Disturbo Borderline di Personalità è la sensazione di disconnessione che si manifesta in diverse sfere dell’esistenza.

Vi è una separazione per cui il nucleo del ricordo traumatico diventa compartimentalizzato e separato dal resto della personalità. La vita psichica viene percepita come frammentata e il soggetto vive un senso di alienazione rispetto al sé e all’ambiente sociale. Ci si ritrova davanti un simultaneo stato di disconnessione, tra gli elementi del pensiero, e di fusione, dove i settori dell’esperienza generalmente separati, si fondono, come passato-presente, interno-esterno o soggetto-oggetto.

IN ESTATE NON VI LASCIAMO SOLI CON LA VIOLENZA

Puoi richiedere una consulenza o un orientamento gratuito:

Inviando una mail all’indirizzo e-mail info@traumaeviolenza.it;

Dalle 12:00 alle 16:00, contattando il numero 3924401930, Inviando un messaggio WhatsApp al numero 3920666515;

Scrivendo sulle chat attive nei siti www.traumaeviolenza.it e www.formazionecontinuaviolenza.it.

L’attivazione di tale sistema di memoria traumatico è sottile e ripetuta ed è data da stimoli specifici, come eventi, scene o situazioni di vita quotidiana. L’innesco è spesso interiore e la vulnerabilità al ricordo traumatico, anche quando inconscio, causa nell’individuo lo sviluppo di una ridotta consapevolezza che lo intrappola in quella zona di errore e terrore che è il ricordo traumatico stesso.

La prossima diretta FCV il 03 agosto alle ore 18:00 sarà dedicata a: 

I delitti familiari: Il duplice omicidio di Lecce – il profilo dell’autore.

È possibile seguire le dirette FCV sulla pagina Facebook dell’Associazione Italiana di psicologia e Criminologia e sul profilo Facebook di Massimo Lattanzi.

Secondo il modello janetiano nello stato di dissociazione le funzioni mentali superiori non sono integrate a causa dell’attivazione di un sistema arcaico di gestione delle minacce traumatiche che agisce dal basso verso l’alto (processo bottom-up) come un relè salvavita che stacca la corrente in caso di corto-circuito, senza alcuna intenzionalità superiore cosciente o inconscia. Per quanto riguarda invece la somatizzazione sembra essere dovuta all’azione congiunta di due meccanismi, da una parte il fallimento dei sistemi inibitori di livello superiore coinvolti nel sistema del dolore mediale e dall’altra un’amplificazione dell’intensità dello stimolo prodotta dall’effetto dell’attenzione, che si intensifica a causa della salienza degli stimoli che consegue al fallimento della modulazione dell’intensità sensoriale.

I meccanismi che causano la dissociazione somatoforme sembrerebbero dipendere sia dalla deficitaria regolazione dell’attivazione corporea (arousal) durante gli stati emotivi caotici o disregolati, sia dalla compartimentazione delle rappresentazioni mentali relative al corpo (schema corporeo), sia, infine, dai significati drammaticamente negativi che il trauma lega all’immagine corporea.

Bibliografia

Bromberg, P.M., (2011). The Shadow of the Tsunami and the Growth of the Relational Mind, Routledge, London-New York 2011, p. 49.

Liotti, G. (2011). Farina B. Sviluppi traumatici. Eziopatogenesi, clinica e terapia della dimensione dissociativa.

Main, M., & Hesse, E. (1990). Parents’ unresolved traumatic experiences are related to infant disorganized attachment status: Is frightened and/or frightening parental behavior the linking mechanism.

Meares, R. A (2012). Dissociation   Model   of Borderline   Personality   Disorder, Norton,New York.

Nijenhuis, E. R., Spinhoven, P., Van Dyck, R., van der Hart, O., & Vanderlinden, J. (1998). Degree of somatoform and psychological dissociation in dissociative disorder is correlated with reported trauma. Journal of traumatic stress11(4), 711-730.

Putnam, F. W. (1997). Dissociation in children and adolescents: A developmental perspective. Guilford Press.

Schore, A. N. (2009). Attachment trauma and the developing right brain: Origins of pathological dissociation.

Van der Hart, O., Nijenhuis, E. R., & Steele, K. (2006). The haunted self: Structural dissociation and the treatment of chronic traumatization. WW Norton & Company.

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Adolescenti violenti contro i genitori – Quali sono i fattori di rischio?

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Violent adolescents against their parents – What are the risk factors?

Abstract

Tra i vari modi in cui possono manifestarsi i comportamenti violenti verso persone in adolescenza, una forma piuttosto grave è quella intra-familiare. Questa forma di violenza avviene di nascosto, all’interno delle proprie case; è una forma subdola che non viene trasferita all’esterno. Essa consiste nel maltrattamento sia fisico che verbale, fino ad aggressioni omicide, dei propri familiari, in questo caso i genitori.  Capire quali sono le motivazioni che spingono gli adolescenti a diventare violentie a commettere azioni criminali è importante per pianificare strategie di prevenzione e trattamento. Secondo le statistiche queste situazioni violente si verificano soprattutto con adolescenti di sesso maschile e, solitamente, le madri sono le principali vittime di tali violenze.

Abstract

Among the various ways in which violent behaviors towards people in adolescence can manifest themselves, a rather serious form is the intra-family one. This form of violence takes place in secret, inside their homes; it is a subtle form that is not transferred to the outside. It consists in both physical and verbal abuse, up to homicidal assaults, of their family members, in this case the parents. Understanding the motivations that lead adolescents to become violent and to commit criminal acts is important in planning prevention and treatment strategies. According to statistics, these violent situations mainly occur with male adolescents and, usually, mothers are the main victims of such violence.

L’Associazione Italiana di Psicologia e Criminologia – APS è una no-profit fondata nel 2001, un’equipe multidisciplinare di professionisti volontari che si occupa della violenza in genere, in modo circolare e che si avvale di collaborazioni istituzionali. Nel 2011, con la collaborazione particolare della dott.ssa Tiziana Calzone, della dott.ssa Carmen Pellino e del dott. Massimo Lattanzi, è stato strutturato il protocollo scientifico integrato A.I.P.C. Scientific Violence Screening che prevede un assessment specifico della valutazione del rischio.

“La prevenzione e il contrasto ad ogni forma di violenza non può prescindere da ricerche basate su evidenze scientifiche così come dall’applicazione di protocolli trattamentali scientifici integrati” (A.I.P.C., 2011).

La prossima diretta FCV il 03 agosto alle ore 18:00 sarà dedicata a:

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Cosa spinge gli adolescenti ad agire dei comportamenti aggressivi verso i propri genitori?

Il comportamento violento si può sviluppare in diverse occasioni, ad esempio: nei casi in cui gli adolescenti provengono da famiglie che agiscono con dinamiche disfunzionali, nel caso abusi o di sistemi di attaccamento non funzionali, oppure nei casi in cui questi ragazzi soffrono di disturbi di personalità, impulsività, vulnerabilità.

Infatti, quando i figli diventano maltrattanti nei confronti dei genitori, spesso la ragione può essere ritrovata nell’educazione che i genitori stessi hanno dato a questi figli; queste modalità genitoriali possono risultare inadeguate e ripercuotersi poi nello sviluppo e nella crescita dei figli.

Si piò trattare di ragazzi che provengono da famiglie in cui i genitori si mostravano ipercontrollanti, troppo esigenti, troppo critici o, all’opposto, troppo permissivi.

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Le condotte violente di questi adolescenti possono provenire da un passato in cui nella famiglia d’origine si agivano condotte per l’appunto violente, basate sul castigo e sulla punizione; famiglie in cui i genitori si relazionavano con i loro figli proprio in queste modalità, che sono quindi diventate per i figli normali. I figli imparano ad agire cosi come gli viene insegnato dai propri genitori e se la loro vita si è basata sempre sulla violenza, loro non conosco altre modalità di azione e arrivano a pensare che essa sia l’unico modo possibile, in quanto l’unico da loro conosciuto.

Gli studi hanno dimostrato che una scarsa comunicazione tra genitori e figli o influenze negative da parte dei genitori possono sviluppare disturbi nella sfera emotiva e affettiva che comportano impulsività, rabbia, stress che sfociano in conflitti verbali e fisici, fino ad arrivare anche all’omicidio quando diventa ormai impossibile controllare le proprie reazioni. Le azioni violente esercitate da questi adolescenti, sono un modo per esprimersi, per comunicare, per vendicarsi e far uscire la rabbia che nascondono. Forse, in alcuni casi, è l’unico modo che hanno per farsi sentire.

La prossima diretta FCV il 03 agosto alle ore 18:00 sarà dedicata a:

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Quali possono essere, dunque, i fattori che incidono sullo sviluppo di tali comportamenti violenti nei confronti dei genitori?

  • Punizioni corporee
  • Sensi di colpa
  • Frustrazione
  • Litigi violenti in casa
  • Relazione di attaccamento disfunzionali
  • Disturbi della condotta
  • Difficoltà a controllare gli impulsi

Alcuni studiosi hanno coniato il termine “sindrome dell’imperatore” al fine di spiegare le condotte che caratterizzano il figlio maltrattante. Si tratta di un disturbo del comportamento che colpisce i bambini e gli adolescenti e si esprime all’interno della famiglia; l figlio comincia, infatti, a sfidare i propri genitori. Questi ragazzi sentono di avere un forte potere sui genitori, che vengono considerati inferiori; mentre loro sono spinti da un forte senso di narcisismo che li spinge a pensare di dover essere sostenuti in tutte le loro necessità e di doversi veder risolvere ogni problema, ogni attenzione. Si tratta di figli autoritari che sfruttano la loro posizione contro i genitori che, a loro volta, non sono stati in grado di limitarli e, anzi, gli hanno concesso enormi privilegi o non sono comunque riusciti a stabilire norme di comportamento e a sostenere in modo adeguato le esigenze del figlio. 

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Quando il figlio non sente soddisfatti i propri desideri può arrivare a minacciare, insultare e aggredire i propri genitori in quanto non sono stati disponibile nei suoi confronti; inoltre ragazzi con questi atteggiamenti non riescono neanche a comprendere il male che stanno facendo, si giustificano pensando che sia giusto aggredire i genitori perché è colpa loro se non sono stati abbastanza “utili”.

Ma cosa si nasconde dietro a questa sindrome?

  • Profondo edonismo: Il figlio è costantemente alla ricerca di piacere, non ha sviluppato il senso del dovere.
  • Scarsa tolleranza della frustrazione: difficoltà a regolare sentimenti ed emozioni, così quando non vengono soddisfatti i desideri del figlio, esso prova una enorme frustrazione che termina provocando uno sfogo emotivo.
  • Scarso senso della responsabilità: il figlio non è disposto ad ammettere i suoi errori, cercherà sempre una terza parte a cui dare la colpa.
  • Enorme egocentrismo: Tutti i bambini, quando sono piccoli, sono egocentrici. Tuttavia, man mano che crescono sviluppano empatia e imparano a mettersi al posto dell’altro. Questa empatia però manca nei figli affetti da questa sindrome.
  • Capacità di manipolazione: I figli con la Sindrome dell’Imperatore non si impongono sempre con la forza, spesso utilizzano tattiche sofisticate di manipolazione emotiva, conoscono benissimo le debolezze dei loro genitori e non hanno scrupoli a utilizzarle a loro favore.

Bibliografia

Elisa Balbi, Elena BoggianiMichele DolciGiulia Rinaldi,  Adolescenti violenti, contro gli altri, contro se stessi

Williams A. H., nevrosi e delinquenza, uno studio psicoanalitico dell’omicidio e di altri crimini, Borla, Rina, 1983

Winnicott D.W., la famiglia e lo sviluppo dell’individuo, Armando, Roma, 1968

Sitografia

www.stateofmind.it

www.psicologi-italia.it

AIPC Editore © 2021 – Riproduzione Riservata

Podcast FCV LIVE – La strage di Rivarolo

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L’FCV LIVE sui delitti familiari del 20 luglio approfondisce la strage di Rivarolo. In particolare, i conduttori hanno evidenziato come il possibile movente della strage rieda nei vissuti di abbandono, rifiuto e tradimento dell’autore. La prossima diretta dedicata al duplice omicidio di Lecce ci sarà il 3 agosto alle ore 18:00.

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Dissociazione, memorie traumatiche e somatizzazione nel DBP (prima parte). Dissociation, traumatic memories and somatization in BPD (first part)

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Abstract

Le memorie traumatiche sono residue di un’esperienza terrificante e insostenibile che il soggetto non è riuscito ad integrare come parte del suo vissuto a causa di una dissociazione strutturale e funzionale alla sopravvivenza di uno stato del sé già fragile, come nel DBP. In tale analisi ci focalizzeremo in particolar modo quindi sul concetto di dissociazione, sul contenuto e l’organizzazione delle memorie traumatiche e di come queste trovano modo di espressione nella somatizzazione e in altre reazioni psicosomatiche.

Abstract

Traumatic memories are residues of a terrifying and unbearable experience that the subject has not been able to integrate as part of his experience due to a structural dissociation and functional to the survival of an already fragile state of the self, as in BPD. In this analysis we will focus particularly on the concept of dissociation, on the content and organization of traumatic memories and how they find a way of expression in somatization and other psychosomatic reactions.

L’Associazione Italiana di Psicologia e Criminologia – APS è una no-profit fondata nel 2001, un’equipe multidisciplinare di professionisti volontari che si occupa della violenza in genere, in modo circolare e che si avvale di collaborazioni istituzionali. Nel 2011, con la collaborazione particolare della dott.ssa Tiziana Calzone, della dott.ssa Carmen Pellino e del dott. Massimo Lattanzi, è stato strutturato il protocollo scientifico integrato A.I.P.C. Scientific Violence Screening che prevede un assessment specifico della valutazione del rischio.

La prossima diretta FCV il 03 agosto alle ore 18:00 sarà dedicata a: I delitti familiari: Il duplice omicidio di Lecce – il profilo dell’autore.

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Il vissuto traumatico è un’esperienza esterna minacciosa, insostenibile ed inevitabile che comporta un’azione di disconnessione e dis-integrazione come fallimento delle funzioni di integrazione del senso del Sé e conseguente frammentazione, provocando discontinuità nell’esperienza e del ricordo di essa, dovuta allo stato di ‘congelamento’ (freezing), funzionale alla sopravvivenza. Sembra che le esperienze traumatiche, soverchiando le capacità di difesa dell’individuo, avvicendino le usuali risposte difensive di attacco e fuga sostenute dall’attivazione simpatica adrenergica, reazioni fisiologiche tipiche alla paura, con un’arcaica risposta vagale troncoencefalica evolutasi con lo scopo di offrire protezione di fronte a condizioni estreme delle quali non è possibile fuggire.

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L’attivazione di questo sistema di difesa arcaico provoca la disconnessione tra i diversi livelli funzionali della mente, impedendo l’integrazione dell’evento traumatico nella vita psichica e causando discontinuità e frammentazione della coscienza e della memoria (Nijenhuis et al 1998, Putnam 1997, Schore 2009).

Questo può avvenire nei casi di abusi fisici, sessuali, violenze o esperienze reiterate di maltrattamento fisico o emotivo, in cui vi sono gravi mancanze di protezione da parte delle figure significative (neglect), che costituiscono traumi in quanto determinano per il bambino esperienze ripetute di minaccia soverchiante da cui è impossibile sottrarsi. Inoltre, se l’autore di questi comportamenti è il genitore o una figura significativa, questo si trasforma da fonte di protezione a fonte di allarme e pericolo, determinando una condizione di “paura senza sbocco” (Main e Hesse 1990), che è determinata dall’interazione con un genitore gravemente trascurante, maltrattante, a sua volta dissociato o spaventato, che impedisce al bambino di organizzare in maniera coerente i normali comportamenti di attaccamento.

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Il ricorso continuo a processi dissociativi di distacco durante lo sviluppo, per il ripetersi di condizioni di minaccia insostenibile, insieme ad altri meccanismi patogenetici, sembra ostacolare in maniera permanente le capacità integrative dell’individuo provocando i sintomi da compartimentazione e la dissociazione strutturale della personalità (Liotti e farina 2011, van der Hart et al 2006). Il caratteristico stato mentale del DBP analogo ad una lieve e continua, benché fluttuante, dissociazione, che ricopre in modo pervasivo lo stato del sé del soggetto, sembra essere il risultato della reiterazione dell’esperienza traumatica e della necessità del soggetto di difendersi sia dall’esperienza esterna in sé, sia dal vissuto emotivo ad essa correlato.

IN ESTATE NON VI LASCIAMO SOLI CON LA VIOLENZA

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Il trauma induce quindi ade una sottile regressione del funzionamento della coscienza stabilizzandosi a livelli più bassi dell’organizzazione gerarchica della mente, cosicché il contenuto traumatico e il suo correlato emotivo non elaborato trovi possibilità di espressione solo nella realtà esterna attraverso meccanismi primitivi e nella dimensione somatoforme. Questo cronico e pervasivo stato mentale, inoltre, sembra inficiare sulle funzioni cognitive deputate alla memoria autobiografica relativa ad eventi specifici.

Bibliografia

Liotti, G. (2011). Farina B. Sviluppi traumatici. Eziopatogenesi, clinica e terapia della dimensione dissociativa.

Main, M., & Hesse, E. (1990). Parents’ unresolved traumatic experiences are related to infant disorganized attachment status: Is frightened and/or frightening parental behavior the linking mechanism?.

Nijenhuis, E. R., Spinhoven, P., Van Dyck, R., van der Hart, O., & Vanderlinden, J. (1998). Degree of somatoform and psychological dissociation in dissociative disorder is correlated with reported trauma. Journal of traumatic stress11(4), 711-730.

Putnam, F. W. (1997). Dissociation in children and adolescents: A developmental perspective. Guilford Press.

Schore, A. N. (2009). Attachment trauma and the developing right brain: Origins of pathological dissociation.

Van der Hart, O., Nijenhuis, E. R., & Steele, K. (2006). The haunted self: Structural dissociation and the treatment of chronic traumatization. WW Norton & Company.

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La variabile controllo negli autori di violenza

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L’equipe dell’A.I.P.C. dall’analisi dei numerosi dati raccolti applicando il protocollo scientifico integrato A.S.V.S.  sta evidenziando la ricorrenza della variabile controllo nelle vittime e negli autori di violenza. In particolare, tra la popolazione femminile. Per approfondimenti vai su www.formazionecontinuaviolenza.it 

L’Associazione Italiana di Psicologia e Criminologia ha organizzato in data 14 luglio 2021 dalle ore 19:00 alle ore 20:00 il webinar dal titolo: “La variabile controllo negli autori di violenza”. Il webinar riporta uno dei risultati della decennale ricerca scientifica condotta dall’equipe multidisciplinare di professionisti volontari. 

L’Associazione Italiana di Psicologia e Criminologia – APS è una no-profit fondata nel 2001, un’equipe multidisciplinare di professionisti volontari che si occupa della violenza in genere, in modo circolare e che si avvale di collaborazioni istituzionali. 

Nel 2011, con la collaborazione particolare della dott.ssa Tiziana Calzone, della dott.ssa Carmen Pellino e del dott. Massimo Lattanzi, è stato strutturato il protocollo scientifico integrato A.I.P.C. Scientific Violence Screening che prevede un assessment specifico della valutazione del rischio.

Il dott. Massimo Lattanzi, psicologo psicoterapeuta e PHd e coordinatore dell’A.I.P.C. inizia la sua relazione ricordando la prossima FCV LIVE su Facebook del 20 luglio sui delitti familiari che approfondirà la strage di Rivarolo.

Nella pratica clinica quotidiana, prosegue il dott. Lattanzi, si riscontra una significativa presenza del bisogno di controllo essenzialmente nella popolazione femminile.  

Il bisogno di controllare il mondo – le relazioni, continua il dott. Lattanzi, è una costante nei vissuti delle persone che vivono una relazione disfunzionale e violenta e che hanno vissuto alcune A.C.E.’s (Esperienze Avverse Infantili). Le esperienze avverse infantili, specifica il dott. Lattanzi, possono determinare la scelta del partner, essere gli inneschi (trigger) degli agiti aggressivi e violenti verso sé stessi e gli altri, essere l’origine di dipendenze e dei disturbi alimentari.  

Il dott. Lattanzi descrive brevemente il protocollo scientifico integrato A.I.P.C. Scientific Violence Screening che prevede la raccolta delle A.C.E.’s Esperienze Avverse Infantili, fa visionare una slide delle A.C.E.’s ricorrenti identificate dall’equipe in circa venti anni, poi continua con la descrizione del protocollo facendo un breve cenno all’assessment applicato per tracciare il Profilo di personalità, il profilo Genitoriale e quello psicofisiologico.

In conclusione, il dott. Lattanzi, ricorda che in autunno riprenderanno i trial sollecitando i partecipanti a sensibilizzare i parenti, i conoscenti e i CAV a fare degli invii, in particolare, di adolescenti e giovani adulti che hanno vissuto delle ACE’s e manifestano dei disagi nelle relazioni interpersonali; la somministrazione del protocollo e la conduzione dei training prevede un contributo minimo o una libera donazione.

È possibile richiedere un orientamento gratuito tutti giorni, festivi compresi, anche nei mesi di luglio ed agosto dalle ore 12:00 alle ore 16:00, chiamando il numero 3924401930, Inviando un messaggio WhatsApp al numero 3920666515 o scrivendo sulle chat attive nei siti www.formazionecontinuaviolenza.it e www.traumaeviolenza.it. 

Qui è possibile ascoltare il podcast: “La variabile controllo negli autori di violenza”.

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La variabile controllo negli autori di violenza

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L’Associazione Italiana di Psicologia e Criminologia ha organizzato in data 14 luglio 2021 dalle ore 19:00 alle ore 20:00 il webinar dal titolo: “La variabile controllo negli autori di violenza”. Il webinar riporta uno dei risultati della decennale ricerca scientifica condotta dall’equipe multidisciplinare di professionisti volontari.

L’Associazione Italiana di Psicologia e Criminologia – APS è una no-profit fondata nel 2001, un’equipe multidisciplinare di professionisti volontari che si occupa della violenza in genere, in modo circolare e che si avvale di collaborazioni istituzionali. 

Nel 2011, con la collaborazione particolare della dott.ssa Tiziana Calzone, della dott.ssa Carmen Pellino e del dott. Massimo Lattanzi, è stato strutturato il protocollo scientifico integrato A.I.P.C. Scientific Violence Screening che prevede un assessment specifico della valutazione del rischio.

Il dott. Massimo Lattanzi, psicologo psicoterapeuta e PHd e coordinatore dell’A.I.P.C. inizia la sua relazione ricordando la prossima FCV LIVE su Facebook del 20 luglio sui delitti familiari che approfondirà la strage di Rivarolo.

La relazione del dott. Lattanzi prosegue con la descrizione della Mission dell’equipe A.I.P.C.:

La mission dell’equipe multidisciplinare di professionisti volontari dell’A.I.P.C. è essenzialmente la prevenzione piuttosto che del contrasto alla violenza. Il target elettivo è l’adolescente, il giovane adulto e l’adulto senza distinzione di genere vittima o autore di violenza e le coppie che decidono di intraprendere un percorso verso la genitorialità al fine di interrompere la trasmissione intergenerazionale delle relazioni interpersonali disfunzionali e violente e di: 

  1. ampliare la popolazione sottoposta alla profilassi dell’A.I.P.C. Scientific Violence Screening in particolare le coppie che decidono di intraprendere un percorso verso la genitorialità;
  2. permettere anche alle persone indigenti di accedere alla sospensione condizionale della pena e partecipare al percorso di recupero come previsto dall’articolo 6 della legge del 19 luglio 2019 n. 69;
  3. premettere ai ristretti in carcere la possibilità di affiancare ai percorsi previsti dalle istituzioni l’applicazione del protocollo integrato A.S.V.S. e la partecipazione al training specifico;
  4. permettere ai giovani adulti essenzialmente autori di reati violenti contro la persona ed affidati in prova l’applicazione del protocollo integrato A.S.V.S. e la partecipazione al training specifico;
  5. permettere anche alle persone di genere maschile vittime di violenza la partecipazione al training specifico.

La relazione del dott. Lattanzi procede con una breve descrizione del bisogno di controllo. Il bisogno di controllo si accompagna spesso al perfezionismo e rigidità. La persona si sforza di fare ordine, di prevedere l’imprevedibile, di non farsi trovare impreparata … è un bisogno interiore.

Nella pratica clinica quotidiana, prosegue il dott. Lattanzi, si riscontra una significativa presenza di tale bisogno essenzialmente nella popolazione femminile.  

Il controllo è il bisogno della continua interpretazione del pericolo: … «Il mondo e la vita devono essere sotto controllo»Il bisogno di controllo può costruire «una gabbia», che a sua volta può produrre un circolo vizioso fortemente ansioso. 

Il bisogno di controllare il mondo – le relazioni, continua il dott. Lattanzi, è una costante nei vissuti delle persone che vivono una relazione disfunzionale e violenta e che hanno vissuto alcune A.C.E.’s (Esperienze Avverse Infantili). Le esperienze avverse infantili, specifica il dott. Lattanzi, possono determinare la scelta del partner, essere gli inneschi (trigger) degli agiti aggressivi e violenti verso sé stessi e gli altri, essere l’origine di dipendenze e dei disturbi alimentari.  

Il dott. Lattanzi descrive brevemente il protocollo scientifico integrato A.I.P.C. Scientific Violence Screening che prevede la raccolta delle A.C.E.’s Esperienze Avverse Infantili, fa visionare una slide delle A.C.E.’s ricorrenti identificate dall’equipe in circa venti anni, poi continua con la descrizione del protocollo facendo un breve cenno all’assessment applicato per tracciare il Profilo di personalità, il profilo Genitoriale e quello psicofisiologico.

In conclusione, il dott. Lattanzi, ricorda che in autunno riprenderanno i trial sollecitando i partecipanti a sensibilizzare i parenti, i conoscenti e i CAV a fare degli invii, in particolare, di adolescenti e giovani adulti che hanno vissuto delle ACE’s e manifestano dei disagi nelle relazioni interpersonali; la somministrazione del protocollo e la conduzione dei training prevede un contributo minimo o una libera donazione.

È possibile richiedere un orientamento gratuito tutti giorni, festivi compresi, anche nei mesi di luglio ed agosto dalle ore 12:00 alle ore 16:00, chiamando il numero 3924401930, Inviando un messaggio WhatsApp al numero 3920666515 o scrivendo sulle chat attive nei siti www.formazionecontinuaviolenza.it e www.traumaeviolenza.it.

Il webinar continua con la relazione della Dott.ssa Carmen Pellino, psicologa psicoterapeuta e referente delle ricerche dell’Associazione Italiana di Psicologia e Criminologia.

La relazione della dott.ssa Pellino inizia con la descrizione del controllo genitoriale che nascerebbe da una delle funzioni genitoriali nello specifico quella protettiva, che comprende tutti quei comportamenti con cui si offrono cure in risposta ai bisogni di un bambino e, in modo particolare, al bisogno di protezione fisica e di sicurezza. Se però il controllo viene esercitato in maniera eccessiva spesso si rischia di diventare dei «genitori elicottero». 

La relazione della dott.ssa Pellino continua con la definizione dei genitori “elicottero”. I genitori elicottero sono chiamati così perché proprio come elicotteri girano sempre attorno ai loro bambini, controllano tutto ciò che fanno e atterrano in qualsiasi momento per aiutarli in ogni piccola cosa. sono ansiosi, ambiziosi, vogliono controllare tutto ed essere sempre coinvolti”.

  • lo spiega uno studio pubblicato nel 2018 dall’associazione americana degli psicologi e pubblicato sulla rivista devolopmental psychology.
  • i genitori iperprotettivi, che controllano troppo o “genitori elicottero”, rischiano di minare l’autostima dei propri figli, andando a intaccare le loro abilità di controllo emotivo e comportamentale.

La dott.ssa Pellino introduce le ricerche dell’A.I.P.C. L’equipe multidisciplinare di professionisti volontari dell’A.I.P.C. nell’ultime tre ricerche ha analizzato, nel campione sperimentale e no, anche la relazione figlio-genitore. La relazione figlio-genitore è lo spazio relazionale primario in cui si sviluppa il sé, i suoi processi mentali, le rappresentazioni dell’altro e del mondo. 

L’equipe multidisciplinare dell’A.I.P.C., in particolare, ha individuato cinque variabili fondamentali per la definizione del parenting: 

1) calore/affetto;

2) ostilità/aggressività;

3) indifferenza/trascuratezza;

4) rifiuto indifferenziato.

5) controllo

Queste variabili ci forniscono informazioni circa la percezione dell’accettazione-rifiuto genitoriale. 

Il costrutto “accettazione-rifiuto” è presentato come una dimensione bipolare in cui accettazione sta a un estremo e rifiuto all’estremo oppostoL’accettazione si riferisce all’affetto, al calore, al sostegno, o in genere all’amore che i figli sentono di ricevere dai propri genitori. 

Per rifiuto, al contrario, si intende freddezza e assenza di affetto. Il rifiuto può essere sentito come espressione di ostilità/aggressività, indifferenza/trascuratezza, o di rifiuto indifferenziato. 

La dott.ssa Pellino prosegue specificando che l’equipe multidisciplinare di professionisti volontari dell’A.I.P.C. ha cercato di valutare nel campione di ricerca la capacità di controllo genitoriale. Il controllo è definito come un continuum che va dall’aspetto permissivo a quello restrittivo nelle direttive rivolte ai figli da parte dei genitori.

Gli item esempio variabile controllo sono:

1.         mi lasciava fare qualsiasi cosa io volessi;

2.         voleva controllare tutto ciò che io facevo;

3.         mi diceva continuamente come mi dovevo comportare.

La dott.ssa Pellino fa visionare un grafico che descrive le differenze significative tra il campione sperimentale e quello di controllo nella variabile del controllo percepito da parte della madre e da parte del padre.

La dott.ssa Pellino rammenta che il campione sperimentale analizzato è composto da 25 autori di reati violenti contro donne o minori anche ristretti nelle Case Circondariali con un’età compresa tra i 19-57 anni e un campione di controllo appaiato. 

La dott.ssa conclude la sua relazione indicando che l’analisi di queste variabili ha permesso all’equipe di evidenziare e comprendere come il genitore si comporta, in modo più o meno flessibile, rispetto a ognuna di queste variabili a seconda del contesto, degli stati d’animo e dei bisogni propri e del figlio. Questi risultati hanno permesso all’equipe di entrare con strumenti più efficaci nell’analisi complessa della trasmissione generazionale della violenza.

Il webinar si conclude con alcuni commenti e apprezzamenti dei partecipanti e l’appuntamento al mese di settembre per ulteriori attività e per la presentazione del Master.

È possibile richiedere un orientamento gratuito tutti giorni, festivi compresi, anche nei mesi di luglio ed agosto dalle ore 12:00 alle ore 16:00, chiamando il numero 3924401930, Inviando un messaggio WhatsApp al numero 3920666515 o scrivendo sulle chat attive nei siti www.formazionecontinuaviolenza.it e www.traumaeviolenza.it. 

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QUANDO LA VIOLENZA VIENE RIVOLTA CONTRO NOI STESSI – IL SUICIDIO NEI GIOVANI ADULTI

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WHEN VIOLENCE IS TURNED AGAINST OURSELVES – SUICIDE IN YOUNG ADULTS

Abstract

Secondo i dati riportati nel 2004 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, nelle civiltà occidentali il suicidio rappresenta la seconda causa di morte tra i giovani tra i 15 e i 29 anni. Il problema del suicidio ha a che fare con il processo di costruzione del senso di sé sia in rapporto all’autonomia delle proprie scelte sia in rapporto alle prime delusioni sentimentali e identitarie. In questo articolo, partendo da un caso di cronaca realmente accaduto, si vogliono elencare alcuni fattori predittivi di suicidio.

Abstract

According to data reported in 2004 by the World Health Organization, in Western civilizations suicide is the second causa of death among young people between 15 and 29 years of age. The problem of suicide has to do with the process of building a sense of self both in relation to the autonomy of one’s choices and in relation to the first sentimental and identity disappointments.  in this article, starting from a news case that really happened, we want to list some predictors of suicide.

L’Associazione Italiana di Psicologia e Criminologia una no-profit fondata nel 2001, un’equipe multidisciplinare di professionisti volontari che si occupa della violenza in genere, in modo circolare e che si avvale di collaborazioni istituzionali. Nel 2011,con la collaborazione particolare della dott.ssa Tiziana Calzone, della dott.ssa Carmen Pellino e del dott. Massimo Lattanzi, è stato strutturato il protocollo scientifico integrato A.I.P.C. Scientific Violence Screening che prevede un assessment specifico della valutazione del rischio.

Mission dell’equipe A.I.P.C.

La mission dell’equipe multidisciplinare di professionisti volontari dell’A.I.P.C. è essenzialmente la prevenzione piuttosto che del contrasto alla violenza. Il target elettivo è l’adolescente, il giovane adulto e l’adulto senza distinzione di genere vittima o autore di violenza e le coppie che decidono di intraprendere un percorso verso la genitorialità al fine di interrompere la trasmissione intergenerazionale delle relazioni interpersonali disfunzionali e violente.

  1. ampliare la popolazione sottoposta alla profilassi dell’A.I.P.C. Scientific Violence Screening in particolarele coppie che decidono di intraprendere un percorso verso la genitorialità;
  2. permettere anche alle persone indigenti di accedere alla sospensione condizionale della pena e partecipare al percorso di recupero come previsto dall’articolo 6 della legge del 19 luglio 2019 n. 69;
  3. premettere ai ristretti in carcere la possibilità di affiancare ai percorsi previsti dalle istituzioni l’applicazione del protocollo integrato A.S.V.S. e la partecipazione al training specifico;
  4. permettere ai giovani adulti essenzialmente autori di reati violenti contro la persona ed affidati in prova l’applicazione del protocollo integrato A.S.V.S. e la partecipazione al training specifico;
  5. permettere anche alle persone di genere maschile vittime di violenza e la partecipazione al training specifico.

Prossima diretta FCV il 20 luglio alle ore 18:00 sarà dedicata a: I delitti familiari: La strage di Rivarolo

È possibile seguire la diretta sulla pagina Facebook dell’Associazione Italiana di Psicologia e Criminologia e sul Profilo Facebook di Massimo Lattanzi.

Secondo l’Osservatorio Nazionale Adolescenza i tentativi di suicidio da parte dei teenager in due anni (dal 2015 al 2017) sono quasi raddoppiati: si è passati dal 3,3% al 5,9%, ovvero 6 su 100 di età tra i 14 e i 19 anni hanno provato a togliersi la vita. Un dramma che riguarda soprattutto le ragazze (71%).

Il comportamento suicidario comprende gesti suicidi, tentativi di suicidio e suicidio portato a termine. L’ideazione suicida è l’insieme dei pensieri e delle pianificazioni per il suicidio. i tentativi di suicidio sono, invece, azioni autolesioniste che possono portare alla morte (ex. impiccarsi)

Il caso preso in esame è quello di una ragazza di 16 anni che tramite un sondaggio su Instagram chiede “aiutami a scegliere, D (Death) o L (Life)”. All’esito del sondaggio il 69% dei followers avrebbero votato “D” e a quel punto la giovane si è tolta la vita gettandosi dal tetto del suo palazzo. Bisogna evidenziare come il sondaggio pubblicato dalla ragazza non sia la causa del suo suicidio, quanto piuttosto un’esternazione del suo malessere, della sua “morte psicologica”. È importante evidenziare come siano presenti in internet di alcuni blog in cui i ragazzi condividono le loro esperienze legate alla morte, come ad esempio tentativi di suicidio o autolesionismo. Queste chat da un lato possono far sì che i giovani trovino un luogo in cui sfogarsi, in cui raccontare tutto senza limiti e confini, in cui esprimere il proprio disagio e quindi provare giovamento e salvezza; dall’altro lato tali chat possono diventare esse stesse motivazione di suicidio in quanto in questo chat si vanno a rafforzare e esaltare comportamenti autolesionistici e il conseguente suicidio. il rischio è che gli strumenti tecnologici possono ampliare maggiormente i casi di suicidio visto anche i nuovi fenomeni di cyberbullismo.

Qui è possibile ascoltare i podcast di Formazione Continua Violenza sul canale Spotify dell’A.I.P.C.  https://open.spotify.com/show/3CWpZW8pFqFexLfg1CiOWQ?si=oNN7YmmLQMq0crAEVeYH-w

Fattori di rischio

Il soggetto non riuscendo a soddisfare i propri bisogni prova un forte senso di frustrazione e ciò genera uno stato “perturbato” in cui la persona non ha più interesse per la vita e anche le relazioni interpersonali, gli affetti e il lavoro perdono di significato (Pompili, 2009).

Tra i fattori di rischio suicidario, sono stati maggiormente riscontrati: fattori genetici, basso livello socioeconomico, problemi familiari, abusi e violenze sessuali, depressione, bullismo, delusioni amorose e abuso di sostanze.  Altri aspetti da prendere in considerazione sono: la tendenza all’impulsività, i sentimenti di disperazione e auto-svalutazione, la difficoltà nella gestione delle emozioni, una scarsa capacità di problem-solving, difficoltà nei processi decisionali, elevati livelli di rabbia o la tendenza al perfezionismo.

Un ulteriore e importante aspetto da prendere in considerazione è la solitudine, cioè lo stare soli senza però la percezione di isolamento; connessa ad essa vi è il concetto di loneliness cioè la percezione della solitudine, la differenza tra ciò che ci si aspetta nelle relazioni e ciò che invece si vive. Spesso la loneliness porta a sviluppare stati depressivi. Il soggetto si sente “senza speranza” non crede di poter essere aiutato dagli altri e non crede più in sé stesso. È possibile ipotizzare, quindi, il passaggio da una condizione di loneliness a uno stato depressivo. Questo senso di isolamento, questo essere solo, questo non star bene o sentirsi emarginato nella società e nelle relazioni sociali comporta una condizione di noia e apatia che portano il soggetto ad uno stato di vuoto e di depressione.

Webinar: il controllo genitoriale e il controllo relazionale.

Il webinar gratuito del 14 luglio e si terrà sulla piattaforma gratuita Go To Meeting dalle ore dalle ore 19:00 alle ore 20:00 sulla piattaforma gratuita Go To Meeting. Sarà rilasciato l’attestato di partecipazione. Clicca sul link ed iscriviti  https://www.formazionecontinuaviolenza.it/2021/06/18/14-luglio-webinar-violenza-il-controllo-genitoriale-e-il-controllo-relazionale-2/

Un altro segnale da non sottovalutare riguarda le condotte autolesive che si presentano soprattutto nel periodo adolescenziale come ad esempio il tagliarsi, bruciarsi o comunque procurarsi delle ferite al corpo e quindi dolore in altri modi. Questi soggetti sono considerati a rischio suicidario in quanto si desensibilizzano dal dolore fisico e ricercano continuamente nuovi meccanismi per provocarsi dolore fino a raggiungere in alcuni casi l’atto estremo del suicidio.

Segnali di allarme

I segnali di allarme che possono destare sospetti, specialmente se si presentano associati sono: Cambiamenti nelle abitudini alimentari e disturbi del sonno; Perdita di interesse nelle attività abituali; tentativi di fuga; Pensieri sulla morte e il morire; Aumento dei disturbi fisici associati frequentemente a disagio emotivo, come mal di stomaco, mal di testa e stanchezza; Sentimenti di tristezza e di noia;

NON VI LASCIAMO SOLI CON LA VIOLENZA ANCHE IN ESTATE!

Puoi richiedere una consulenza o un orientamento gratuito:

Inviando una mail all’indirizzo e-mail info@traumaeviolenza.it;

Contattando il numero 3924401930 dalle 12:00 alle 16:00;

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Scrivendo sulle chat attive nei siti www.traumaeviolenza.it e www.formazionecontinuaviolenza.it.

Fattori protettivi

Solo attraverso un approccio di tipo multidimensionale si può pensare a migliorare la qualità di vita dei giovani adulti; ad esempio, facendo entra in gioco la rete sociale, la scuola, le istituzioni e in primis la famiglia.

Alcuni studi hanno evidenziato come la resilienza sia considerata un fattore molto importante per prevenire il rischio di suicidio perché permette di affrontare e tollerare eventi negativi mantenendo una buona capacità di adattamento ed equilibrio; una bassa capacità di resilienza aumenta il rischio di suicidio.

Oltre alla resilienza è importante sviluppare una buona capacità di comunicazione ed esternazione del proprio vissuto interno sia in famiglia che nel gruppo dei pari. In ultimo è necessario rafforza l’autostima e il senso di sé.

Bibliografia

Pompili, M. (2009). Il suicidio e la sua comprensione. In Tatarelli, R., Pompili M. (2009). La prevenzione del suicidio in adolescenza. Alpes Italia, Roma.

Shneidman, E. (2006). Autopsia di una mente suicida. Giovanni Fioriti Editore, Roma

Sitografia

https://www.msdmanuals.com/it-it/casa/problemi-di-salute-dei-bambini/disturbi-psichiatrici-nei-bambini-e-negli-adolescenti/comportamento-suicidario-nei-bambini-e-negli-adolesce

https://www.dors.it/page.php?idarticolo=3282

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IL RISCHIO DI RECIDIVA NEGLI AUTORI DI VIOLENZA – THE RISK OF RELAPSE IN PERPETRATORS OF VIOLENCE

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Abstract: All’interno del contesto dei comportamenti violenti, il rischio di recidiva rappresenta un fattore fondamentale da valutare affinché si riducano le possibilità che l’autore agisca nuovamente sia nei confronti della vittima sia nei confronti di altre persone. La valutazione del rischio di recidiva deve avere l’obiettivo di individuare tutti i fattori (psichici, comportamentali, emotivi, biologici, neurologici e ambientali) sottostanti alla condotta violenta, al fine di progettare un intervento efficace di riabilitazione e di prevenzione. Nel presente articolo verranno analizzate tutte le variabili implicate nella recidiva, come ad esempio la presenza di disturbi mentali, tratti di personalità antisociali e la storia dei crimini passati.

Abstract: In violent behaviors context, the risk of relapse represents a crucial factor that must be evaluated, in order to reduce the chances that the perpetrator acts again both against the victim and other people. The risk assessment must aim to evaluate all factors (psychics, behavioral, emotional, biological, neurological and environmental) underlying violent conduct, in order to design an effective intervention of rehabilitation and prevention. In this article all variables implied in relapse will be analyzed, such as the presence of a mental disorder, antisocial personality traits and the history of past crimes.

L’Associazione Italiana di Psicologia e Criminologia è un’organizzazione di volontariato (APS), fondata a Roma nel 2001, che si occupa della prevenzione e del contrasto a ogni forma di violenza (fisica, sessuale, psicologica) e di approfondire le conoscenze attuali sul trauma a livello psicologico, psicofisiologico e psicobiologico. In questo articolo il nostro interesse è rivolto alla discussione di una tematica molto importante all’interno del contesto di cui ci occupiamo quotidianamente. Infatti, il rischio di recidiva rappresenta l’insieme di una serie di fattori che portano un individuo ad agire in maniera violenta dopo averlo già fatto in passato.

Prossima diretta FCV il 20 luglio alle ore 18:00 sarà dedicata a: I delitti familiari: La strage di Rivarolo

È possibile seguire la diretta sulla pagina Facebook dell’Associazione Italiana di Psicologia e Criminologia e sul Profilo Facebook di Massimo Lattanzi.

Dal punto di vista criminologico, la recidiva costituisce la commissione di un nuovo reato dopo che si è stati condannati, anche se non si viene arrestati. Dal punto di vista carcerario, invece, la recidiva rappresenta chi si trova chiuso in un penitenziario dopo essere già stato condannato per scontare un’altra condanna. La dimensione temporale in questo caso non è specifica, in quanto la persona potrebbe agire nuovamente violenza sia dopo settimane o mesi dall’ultima volta, sia pochi giorni dopo. Diventa fondamentale, dunque, individuare tutte quelle componenti (psicologiche, comportamentali, biologiche, neurologiche, ambientali ecc.) che hanno influito in maniera significativa alla perpetrazione della violenza e che potrebbero, in futuro, permettere alla persona di riattivare gli stessi comportamenti verso altri individui.

Qui è possibile ascoltare i podcast di Formazione Continua Violenza sul canale Spotify dell’A.I.P.C.  https://open.spotify.com/show/3CWpZW8pFqFexLfg1CiOWQ?si=oNN7YmmLQMq0crAEVeYH-w

La valutazione del rischio di recidiva, infatti, rappresenta uno strumento molto importante di cui si avvale il sistema giudiziario, che si attua prima del processo di riabilitazione dell’autore di reato e che mira alla prevenzione del reato stesso e all’individuazione della pericolosità sociale. Hanson (2009) ci dice che la valutazione del rischio di recidiva deve avere l’obiettivo di:

  • Individuare i fattori di rischio sottostanti alla violenza
  • Permettere di progettare un intervento affidabile
  • Fornire un supporto alla giustizia attraverso l’individuazione delle probabilità del rischio di recidiva
  • Stabilire le fasi trattamentali della persona e le modalità di gestione del rischio di recidiva
  • Agire sempre nell’ottica di un reinserimento della persona all’interno della società

Webinar: il controllo genitoriale e il controllo relazionale.

Il webinar gratuito del 14 luglio e si terrà sulla piattaforma gratuita Go To Meeting dalle ore dalle ore 19:00 alle ore 20:00 sulla piattaforma gratuita Go To Meeting. Sarà rilasciato l’attestato di partecipazione. Clicca sul link ed iscriviti  https://www.formazionecontinuaviolenza.it/2021/06/18/14-luglio-webinar-violenza-il-controllo-genitoriale-e-il-controllo-relazionale-2/

A questo punto sarebbe lecito porsi una domanda, ossia “quali sono i fattori che più di tutti incidono sulla messa in atto di comportamenti violenti e sul rischio di commetterne altri in futuro? Vediamo di seguito quali sono i principali fattori coinvolti:

  • Età
  • Storia dei crimini commessi
  • Storia personale (ad esempio problemi a livello comportamentale durante l’infanzia o l’adolescenza)
  • Livello di inclusione sociale
  • Status sociale e intelligenza
  • Utilizzo di sostanze stupefacenti (alcol e/o droga)
  • Disturbi mentali
  • Tratti di personalità (un fattore di rischio è rappresentato dalla presenza di tratti di tipo antisociale)
  • Mancanza di empatia, mentalizzazione e di capacità adattive di coping
  • Facilità di accesso sia alle armi sia alle potenziali vittime.

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Puoi richiedere una consulenza o un orientamento gratuito:

Inviando una mail all’indirizzo e-mail info@traumaeviolenza.it;

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In conclusione, un’adeguata valutazione del rischio di recidiva permette di prevenire la reiterazione della condotta criminosa e di stabilire l’intervento più adatto per evitare l’escalation della violenza.
L’obiettivo è quello di fornire un’analisi completa dell’autore e di tutti i fattori che coinvolgono la relazione tra quest’ultimo e la vittima, in virtù di una valutazione della gravità della condotta e della pericolosità sociale. Porre attenzione a eventuali campanelli d’allarme e a segnali di pericolo potrebbe permettere di prevenire un’azione violenta da parte dell’autore e di intervenire affinché non si verifichino conseguenze gravi, riducendo così anche la possibilità che la condotta violenta si presenti nuovamente nei confronti della vittima.

 Bibliografia e Sitografia:

Ciappi, S. & Pezzuolo, S. (2014). Psicologia giuridica. La teoria, le tecniche, la valutazione. Hogrefe Editore, Firenze.

Hanson, R. K. (2009). The psychological assessment of risk for crime and violence. Canadian Psychology, 50(3), 172-182.

Loza, W. (2003). Predicting violent and nonviolent recidivism of incarcerated male offenders. Aggression and Violent Behavior, 8(2), 175-203.

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