La relazione tra l’identità personale (l’essere) e le aspettative sociali, culturali o personali (il dover essere) rappresenta un terreno fertile per l’analisi di fenomeni come la violenza. Questo legame, spesso complesso e conflittuale, può innescare dinamiche disfunzionali che, in casi estremi, sfociano in atti violenti.
L’identità come campo di battaglia:
L’identità individuale è un costrutto fluido e dinamico, plasmato da una molteplicità di fattori interni ed esterni. Quando le aspettative sociali o personali entrano in conflitto con l’autopercezione, possono generarsi tensioni significative. L’individuo può sentirsi schiacciato tra ciò che “è” e ciò che “dovrebbe essere”, sperimentando un senso di inadeguatezza, frustrazione o rabbia.
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Il ruolo delle aspettative sociali:
Le aspettative sociali, spesso implicite e interiorizzate fin dall’infanzia, definiscono i ruoli di genere, le norme comportamentali e i modelli di successo. Quando un individuo non riesce a conformarsi a queste aspettative, può essere oggetto di discriminazione, esclusione sociale o violenza.
La violenza come espressione di potere:
La violenza, in molte sue manifestazioni, può essere interpretata come un tentativo di affermare il proprio potere e di controllare l’altro. Chi esercita violenza può cercare di imporre la propria visione dell’identità altrui, negando o umiliando l’altro.
Testimonianze:
Maria, vittima di violenza domestica: “Mio marito mi ripeteva sempre che una donna deve essere sottomessa e devota. Quando ho provato a esprimere le mie opinioni o a perseguire i miei obiettivi, è diventato violento. Mi diceva che ero una cattiva moglie e che non meritavo di meglio.”
Marco, autore di atti di bullismo: “A scuola mi prendevano in giro perché ero diverso dagli altri. Mi sentivo un fallito e volevo farmi rispettare. Così ho iniziato a bullizzare i più deboli, per sentirmi più forte.”
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La dimensione psicologica:
Da un punto di vista psicologico, la correlazione tra “essere” e “dover essere” nella dinamica della violenza può essere analizzata attraverso diverse lenti:
Teoria dell’attaccamento: Un attaccamento insicuro o traumatico nell’infanzia può predisporre l’individuo a sviluppare modelli relazionali disfunzionali e a utilizzare la violenza come mezzo di controllo.
Teoria dell’apprendimento sociale: L’osservazione di modelli violenti e la ricompensa per comportamenti aggressivi possono favorire l’adozione di tali comportamenti.
Teoria della frustrazione-aggressività: La frustrazione derivante dall’incapacità di soddisfare i propri bisogni o di raggiungere i propri obiettivi può innescare reazioni aggressive.
Conclusioni:
La relazione tra “essere” e “dover essere” è un fattore complesso e multidimensionale che può contribuire allo sviluppo di dinamiche violente. Comprendere questa relazione è fondamentale per prevenire e contrastare la violenza, promuovendo una cultura del rispetto e dell’accettazione delle differenze individuali.
Riferimenti bibliografici:
- Bandura, A. (1977). Social learning theory. Englewood Cliffs, NJ: Prentice-Hall.
- Bowlby, J. (1969). Attachment and loss: Vol. 1. Attachment. 1 New York: Basic Books.
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