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Ebook AIPC “Serie Tv Borgen”.

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La serie televisiva danese “Borgen” offre uno sguardo approfondito sulle sfide che donne e uomini affrontano nel bilanciare una carriera politica impegnativa con le responsabilità familiari. La serie mette in luce le difficoltà di conciliare le esigenze di un lavoro ad alta pressione con le responsabilità familiari. “Borgen” esplora anche come i segreti possano influenzare decisioni, carriere e il destino di una nazione, con la protagonista Birgitte Nyborg spesso alle prese con informazioni delicate e il bisogno di bilanciare trasparenza e politica.

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REEL AIPC dedicato alla Psicologia e alle Neuroscienze: Serie Tv BORGEN

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Cosa pensi veramente dei “boomer”?

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Il fenomeno “boomer” e la psicologia, uno sguardo approfondito. Lascia la tua opinione nel nostro questionario!

Il termine “boomer” è diventato di uso comune per riferirsi agli individui nati tra gli anni ’50 e ’60, spesso associati a uno stile di vita e valori percepiti come nostalgici e non al passo con i tempi. Questo appellativo, spesso utilizzato in modo satirico o denigratorio, ha generato un dibattito interessante sulle dinamiche intergenerazionali e sull’identità degli individui.

Concetti psicologici chiave

Tra i concetti psicologici chiave che possono essere utilizzati per interpretare il fenomeno dei “boomer”, troviamo:

  • Conflitto generazionale: il termine “boomer” può essere visto come un’espressione di un conflitto generazionale latente, in cui le generazioni più giovani esprimono la loro frustrazione nei confronti di una generazione più anziana percepita come privilegiata e lontana dalle loro realtà.
  • Crisi di identità: per molti “boomer”, l’età della pensione e i cambiamenti sociali e culturali possono portare a una crisi di identità, in cui si interrogano sul loro ruolo nella società e sul significato della loro vita.
  • Meccanismi di difesa: di fronte ai cambiamenti sociali e culturali, i “boomer” possono mettere in atto meccanismi di difesa come la negazione (rifiutare di riconoscere i cambiamenti) o la razionalizzazione (giustificare il proprio comportamento attraverso argomenti logici).

Link YOUTUBE: https://youtube.com/shorts/ReC3aZiYc0o

Storie di “boomer”: tra stereotipi e realtà

Le storie di Giovanni, Laura, Marco e Maria offrono uno spaccato della diversità di esperienze e risorse che caratterizza la generazione dei “boomer”.

  • Giovanni, il pensionato: la sua storia evidenzia come la pensione possa essere un momento di crisi, ma anche di opportunità per scoprire nuove passioni e dare un nuovo significato alla propria vita.
  • Laura, la viaggiatrice: la sua storia dimostra che le donne “boomer” possono essere indipendenti, avventurose e capaci di superare le difficoltà.
  • Marco, il tecnologico: la sua storia sottolinea come i “boomer” possano essere aperti al cambiamento e capaci di apprendere nuove competenze anche in età avanzata.
  • Maria, l’imprenditrice: la sua storia incoraggia a non arrendersi ai propri sogni e a reinventarsi anche dopo la pensione.

Hai un’opinione sui ‘boomer’? Partecipa al nostro sondaggio anonimo e condividi la tua esperienza. Bastano pochi minuti per contribuire a una ricerca interessante e scoprire cosa pensano gli altri.

Per partecipare clicca sul link: https://qualtricsxmq63h3w4zr.qualtrics.com/jfe/form/SV_4OC39twzcTexO0S

Grazie della collaborazione

Approfondimenti psicologici

  • Consumo di sostanze: alcune ricerche suggeriscono un aumento dell’uso di droghe, in particolare cannabis e farmaci prescritti, tra i “boomer”. Questo potrebbe essere legato a fattori come la gestione dello stress, la solitudine o la ricerca di nuove esperienze.
  • Consumo di alcol: studi mostrano come i “boomer” abbiano una maggiore probabilità di bere quotidianamente e di consumare quantità elevate di alcol rispetto ad altre generazioni.
  • Attività sessuale: contrariamente a quanto si possa pensare, l’attività sessuale nei “boomer” rimane attiva anche in età avanzata, con un focus sull’intimità e la soddisfazione.

Conclusioni

Il fenomeno “boomer” è complesso e sfaccettato, e non può essere ridotto a semplici stereotipi. È importante analizzare le dinamiche psicologiche e sociali che lo caratterizzano, tenendo conto della diversità di esperienze e risorse individuali.

Libri

  • “L’invenzione del boomer” di Matteo Bordone: un’analisi approfondita della nascita, dell’uso e del significato del termine “boomer”, con riflessioni sulle dinamiche intergenerazionali e sull’identità di questa generazione.
  • “Boomerissima” di Alessia Marcuzzi: un libro che, prendendo spunto dall’omonimo programma televisivo, mette a confronto generazioni diverse, con un focus sui “boomer” e il loro rapporto con le nuove tecnologie e i cambiamenti sociali.
  • “L’età della nostalgia” di Alessandro Gandini: un saggio che esplora il concetto di nostalgia e il suo ruolo nella società contemporanea, con un’attenzione particolare al modo in cui i “boomer” vivono e interpretano il passato.
  • “La psicologia delle età della vita” di Vittorio Guidano: un manuale che offre una panoramica completa sullo sviluppo psicologico dell’individuo nelle diverse fasi della vita, con un capitolo dedicato alla mezza età e all’invecchiamento.

Articoli scientifici

  • “The Baby Boomers at 65: Health, Longevity, and Implications for the Future” di S.H. Preston e J.L. Hooyman: un articolo che analizza le caratteristiche demografiche e sanitarie dei “boomer” e le loro implicazioni per il futuro.
  • “Aging and Substance Abuse: The Impact of the Baby Boom Generation” di K.A. Moore e altri: uno studio che esamina l’aumento dell’uso di sostanze, in particolare farmaci prescritti, tra i “boomer” e i fattori che vi contribuiscono.
  • “Sexuality in Later Life” di E.B. Dennerstein e altri: una ricerca che esplora l’attività sessuale e il benessere emotivo nei “boomer” e nelle generazioni più anziane.

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Podcast AIPC “Rubrica Delitti Familiari settimana Pillola AIPC dedicata alla Rubrica sui delitti familiari settimana dal 23 al 29 gennaio 2025”.

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La rubrica Weekly riporta i casi della settimana e permette un monitoraggio ancora più costante, inoltre, è possibile correlare settimanalmente i casi di tutte le settimane dell’anno. La rubrica Delitti Familiari Weekly si aggiunge a quella mensile, trimestrale, semestrale e annuale.  Info 3924401930.

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REEL AIPC dedicato alla Psicologia e alle Neuroscienze a cura dell’Associazione Italiana di Psicologia e Criminologia.

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I video sono stati realizzati dai dottori e dottoresse in Psicologia che stanno svolgendo il tirocinio presso l’A.I.P.C. La pillola di oggi è dedicata alla Rubrica Delitti Familiari della settimana dal 23 al 29 gennaio 2025. Info 3924401930.

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“Borgen”: Un Viaggio tra Politica, Famiglia e Sfide Materne

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La serie televisiva danese “Borgen” offre uno sguardo avvincente sulle sfide complesse che le donne (e gli uomini) devono affrontare quando cercano di bilanciare una carriera politica impegnativa con il ruolo di genitori. La serie mette in luce le difficoltà di conciliare le esigenze di un lavoro ad alta pressione con le responsabilità familiari, un tema che risuona con molte persone che si trovano a destreggiarsi tra lavoro e famiglia.

Difficoltà di equilibrio
Uno dei temi centrali di “Borgen” è la difficoltà di trovare un equilibrio tra lavoro e vita privata, soprattutto per le donne in posizioni di potere. La protagonista, Birgitte Nyborg, deve costantemente affrontare scelte difficili tra le esigenze della sua carriera politica e quelle della sua famiglia. La serie mostra come le lunghe ore di lavoro, i viaggi frequenti e le pressioni costanti possano mettere a dura prova le relazioni familiari e il benessere personale.

Impatto sui figli
“Borgen” esplora anche l’impatto che la carriera politica dei genitori può avere sui figli. I figli di Birgitte Nyborg, ad esempio, risentono della sua assenza e delle difficoltà che la madre incontra nel gestire il suo ruolo pubblico e privato. La serie suggerisce che i figli di genitori impegnati in carriere impegnative possono sentirsi trascurati, sviluppare problemi emotivi o comportamentali, o avere difficoltà a comprendere le scelte dei genitori.

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Ruolo dei padri
La serie offre anche uno sguardo interessante sul ruolo dei padri. Il marito di Birgitte, ad esempio, deve spesso farsi carico delle responsabilità familiari quando lei è impegnata con il lavoro. “Borgen” suggerisce che i padri possono svolgere un ruolo fondamentale nel supportare le madri che lavorano e nel creare un ambiente familiare equilibrato.

Storie ispirate a Borgen

  • La politica e la madre: Una giovane politica si trova a dover scegliere tra una promozione importante e la possibilità di passare più tempo con i suoi figli piccoli.
  • Il padre casalingo: Un uomo decide di lasciare il lavoro per prendersi cura dei figli mentre la moglie è impegnata in una carriera politica in ascesa.
  • I figli di una leader: Due adolescenti cercano di adattarsi alla vita con una madre impegnata in politica e alle sfide che questa comporta.
  • La nonna a supporto: Una nonna si offre di aiutare una figlia impegnata in politica prendendosi cura dei nipoti, permettendole di concentrarsi sulla carriera.

Approfondimenti su “Borgen”
Per approfondire i temi trattati nelle tre stagioni di “Borgen”, ti consigliamo di ascoltare il podcast dell’AIPC “Borgen: Un Viaggio tra Politica, Famiglia e Sfide Materne”, disponibile nei prossimi giorni. In questo podcast, esperti e appassionati analizzano le dinamiche familiari e politiche della serie, offrendo spunti di riflessione sulle sfide che le donne (e gli uomini) devono affrontare nel mondo del lavoro e nella vita privata.

Inoltre, puoi scaricare l’ebook “Borgen: Un Viaggio tra Politica, Famiglia e Sfide Materne”, che raccoglie saggi e analisi sulle tematiche affrontate nella serie, con un focus particolare sul ruolo delle donne nella politica e sulla conciliazione tra lavoro e famiglia. L’ebook sarà disponibile nei prossimi giorni.

Riferimenti bibliografici

  • Hochschild, A. R. (1989). The second shift. New York: Viking.
  • Moen, P. (2003). It’s about time: Couples and careers. Ithaca, NY: Cornell University Press.
  • Stone, P. (2007). Opting out? Why women are leaving the workforce to raise families. Berkeley, CA: University of California Press.

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Il valore della presenza: un’analisi psicologica.

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Il paradosso del dono
Spesso ci troviamo di fronte a un paradosso: più un regalo è costoso o elaborato, più dovrebbe dimostrare il nostro affetto. Eppure, talvolta, è proprio nei gesti più semplici e autentici che risiede il vero valore. Questo paradosso evidenzia la complessità del legame tra oggetti materiali e relazioni umane.

La storia di Anna
Anna era una donna affettuosa e generosa. Per ogni occasione speciale, si prodigava per trovare il regalo perfetto per i suoi cari. Tuttavia, nonostante i suoi sforzi, aveva la sensazione che qualcosa mancasse. Un Natale, decise di fare un esperimento: invece di acquistare doni costosi, dedicò del tempo di qualità a ciascuna persona cara. Organizzò una cena a lume di candela con il marito, cucinò il piatto preferito della madre e giocò con i nipoti. Quel Natale fu uno dei più felici della sua vita.

Perché la presenza conta più dei presenti
La psicologia ci offre diverse spiegazioni per il valore della presenza nelle relazioni:
Teoria dell’attaccamento: Secondo Bowlby, i legami affettivi sicuri si costruiscono sulla base di esperienze di presenza e responsività emotiva da parte delle figure di attaccamento.
Psicologia positiva: Studi sulla felicità dimostrano che le relazioni sociali di qualità sono uno dei più importanti fattori di benessere.
Neurobiologia: Le interazioni sociali attivano circuiti cerebrali legati al piacere e alla ricompensa, rafforzando i legami affettivi.

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I limiti dei regali
I regali possono essere un modo per esprimere affetto, ma hanno dei limiti intrinseci:
Materialismo: In una società consumistica, i beni materiali possono oscurare il valore delle relazioni.
Pressione sociale: Spesso ci sentiamo obbligati a fare regali per conformarci a determinate aspettative sociali.
Mancanza di personalizzazione: Un regalo generico può trasmettere l’idea che non abbiamo dedicato sufficiente tempo e attenzione alla scelta.

Coltivare la presenza
Per coltivare la presenza nelle nostre relazioni, possiamo:
Praticare la mindfulness: Essere presenti nel momento presente, senza giudizio.
Ascoltare attivamente: Prestare attenzione a ciò che l’altro dice, senza interrompere.
Eliminare le distrazioni: Mettere da parte il telefono e dedicare tutta la nostra attenzione alla persona che abbiamo di fronte.
Esprimere gratitudine: Ringraziare gli altri per la loro presenza nella nostra vita.

Conclusioni
La presenza è un dono prezioso che possiamo offrire a noi stessi e agli altri. Investendo tempo e attenzione nelle nostre relazioni, possiamo costruire legami più profondi e significativi.

Riferimenti bibliografici:
* Bowlby, J. (1988). A secure base: Clinical applications of attachment theory. Basic Books.
* Cacioppo, J. T., & Hawkley, L. C. (2009). Loneliness and health: Implications for public health. Psychosomatic Medicine, 71(4), 343-351.
* Gilbert, P. (2006). The compassionate mind: A new approach to life’s challenges. Constable & Robinson.
* Seligman, M. E. P. (2011). Flourish: A visionary new understanding of happiness and well-being. Simon & Schuster.

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L’importanza di un messaggio di speranza per le vittime: un approccio psicologico e scientifico

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Quando una persona subisce un trauma, come violenza fisica o psicologica, o si trova in una situazione di difficoltà estrema, può sentirsi sopraffatta e pensare di non avere via d’uscita. In questi momenti, il messaggio che riceve dall’esterno può fare la differenza tra la disperazione e la capacità di reagire.

Studi scientifici e resilienza
Numerose ricerche scientifiche hanno dimostrato che la resilienza, ovvero la capacità di superare le avversità e di crescere nonostante le difficoltà, è strettamente legata alla percezione di poter cambiare la propria situazione. Se una vittima interiorizza il messaggio che “non ce la farà mai” senza aiuto esterno, rischia di sviluppare un senso di impotenza appresa, una condizione psicologica in cui la persona si convince di non avere alcun controllo sulla propria vita.
Al contrario, un messaggio di speranza e di fiducia nelle proprie risorse può attivare un processo di cambiamento positivo. La vittima può iniziare a cercare attivamente delle soluzioni, a chiedere aiuto e a mettere in atto strategie di coping efficaci.

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Il ruolo dei centri di aiuto
Naturalmente, il supporto esterno, come quello offerto dai centri specializzati, è fondamentale per le vittime. Questi centri forniscono un ambiente sicuro e accogliente, un ascolto empatico e non giudicante, un sostegno psicologico e pratico. Tuttavia, è cruciale che l’aiuto offerto sia orientato a rafforzare l’autonomia e le capacità della persona, piuttosto che a creare una dipendenza.

Un approccio centrato sulla persona
Un approccio psicologico efficace deve considerare la vittima come un individuo unico, con le proprie risorse, esperienze e valori. Non esiste una soluzione valida per tutti, e il percorso di guarigione è personale e complesso.
Invece di focalizzarsi sulla patologia o sulla debolezza della persona, è più utile concentrarsi sulla sua resilienza, sulle sue capacità di adattamento e sulla sua volontà di superare il trauma. In questo modo, si può co-costruire un percorso di aiuto personalizzato, che tenga conto delle specifiche esigenze della vittima e che la incoraggi a riprendere il controllo della propria vita.

Storie

1. La storia di Malala Yousafzai: Malala è una ragazza pakistana che ha subito un attentato da parte dei talebani per la sua lotta per l’istruzione delle ragazze. Nonostante il trauma, Malala ha continuato a battersi per i suoi ideali, diventando un simbolo di speranza e di resilienza per le vittime di violenza in tutto il mondo. Il suo messaggio è chiaro: non bisogna mai arrendersi, anche di fronte alle difficoltà più grandi.

2. La storia di una donna che ha subito violenza domestica: Una donna, che chiameremo Anna per proteggerne l’identità, ha subito anni di violenza domestica da parte del marito. Si sentiva intrappolata e senza via d’uscita. Un giorno, Anna ha trovato il coraggio di chiedere aiuto a un centro antiviolenza. Lì ha trovato un ambiente accogliente e un messaggio di speranza: “Non sei sola, ce la puoi fare”. Grazie al supporto psicologico e pratico, Anna è riuscita a liberarsi dal suo aguzzino e a ricostruire la sua vita. La sua storia è un esempio di come un messaggio di speranza può dare la forza di reagire e di cambiare il proprio destino.

    Conclusioni
    In conclusione, è fondamentale che le vittime ricevano un messaggio di speranza e di fiducia nelle proprie capacità. Questo non significa negare l’importanza dell’aiuto esterno, ma piuttosto integrarlo in un approccio più ampio, centrato sulla persona e orientato alla resilienza. Solo così è possibile favorire una guarigione profonda e duratura.

    Riferimenti bibliografici

    • Bonanno, G. A. (2004). Resilience and psychological health. Annual review of clinical psychology, 1(1), 467-480.
    • Masten, A. S. (2014). Global perspectives on resilience in children and youth. Child development, 85(1), 6-20.
    • Rutter, M. (2012). Resilience in the face of adversity: Protective factors and resistance to psychiatric disorder. The British Journal of Psychiatry, 1 201(5), 348-352.

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    Umiltà e Presunzione: un Equilibrio Delicato

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    L’umiltà e la presunzione sono due tratti di personalità che si trovano agli estremi di un continuum. L’umiltà, spesso associata a modestia, consapevolezza dei propri limiti e apertura all’apprendimento, è considerata una virtù in molte culture. La presunzione, al contrario, è caratterizzata da un’eccessiva fiducia in sé stessi, senso di superiorità e tendenza a sopravvalutare le proprie capacità.

    Dal punto di vista psicologico, l’umiltà può essere vista come un segno di intelligenza emotiva, in quanto implica la capacità di riconoscere e gestire le proprie emozioni, nonché di comprendere e rispettare quelle degli altri. Le persone umili sono spesso più inclini all’ascolto, alla collaborazione e all’apprendimento continuo, che favoriscono la crescita personale e professionale.
    La presunzione, invece, può essere una manifestazione di insicurezza o di bisogno di riconoscimento. Le persone presuntuose possono essere percepite come arroganti, egocentriche e poco empatiche che possono ostacolare le relazioni interpersonali e la collaborazione.
    Tuttavia, è importante notare che un certo grado di fiducia in sé stessi è necessario per raggiungere i propri obiettivi e superare le sfide. Il problema sorge quando questa fiducia diventa eccessiva e si trasforma in presunzione, portando a comportamenti inadeguati e controproducenti.

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    Storia: Il Concorso di Scultura
    Due giovani artisti, Anna e Marco, partecipano a un prestigioso concorso di scultura. Anna, umile e consapevole dei propri limiti, si concentra sul processo creativo, cercando di esprimere al meglio la propria visione artistica. Marco, invece, è convinto del proprio talento e si aspetta di vincere facilmente.
    Durante la preparazione, Anna è aperta ai consigli e al feedback degli altri artisti, mentre Marco si chiude nella propria convinzione di essere il migliore. Alla fine, Anna vince il concorso, sorprendendo tutti, incluso Marco.
    Marco, inizialmente deluso e arrabbiato, impara una lezione importante sull’umiltà. Capisce che la sua presunzione lo aveva portato a sottovalutare gli altri e a non dare il massimo. Anna, con la sua umiltà e apertura all’apprendimento, era riuscita a superarlo.

    Riferimenti Bibliografici
    * Peterson, C., & Seligman, M. E. P. (2004). Character strengths and virtues: A handbook and classification. Oxford University Press.
    * Tangney, J. P., & Dearing, R. L. (2002). Shame and guilt. Guilford Press.
    * Emmons, R. A. (2010). The psychology of gratitude. Oxford University Press.

    AIPC Editore © 2025. Riproduzione Riservata.

    L’eredità invisibile: Impatto delle figure genitoriali assenti sullo sviluppo dell’identità.

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    Il romanzo di Massimiliano Smeriglio, “Mio padre non mi ha insegnato niente”, ci immerge in una narrazione intensa e toccante, esplorando le profonde conseguenze dell’assenza paterna sullo sviluppo di un individuo. La figura paterna, idealmente, rappresenta un punto di riferimento sicuro, un modello da imitare e una fonte di sostegno emotivo. Tuttavia, quando questa figura è assente, sia fisicamente che emotivamente, si innescano dinamiche complesse che possono lasciare profonde cicatrici psicologiche.

    La prospettiva scientifica e le implicazioni sulla violenza
    Numerosi studi in psicologia dello sviluppo hanno evidenziato come le prime relazioni, in particolare quelle con le figure genitoriali, svolgono un ruolo cruciale nella costruzione dell’identità. L’assenza di un genitore può comportare difficoltà nella costruzione dell’autostima, problemi nelle relazioni interpersonali, ansia e depressione, e difficoltà nella regolazione delle emozioni.

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    L’assenza di una figura genitoriale protettiva può aumentare la vulnerabilità a comportamenti violenti, come suggerito da recenti studi sull’algoritmo della violenza (Lattanzi, Pellino, & Calzone, 2024). Questo dato è particolarmente rilevante alla luce delle campagne di sensibilizzazione promosse da Formazione Continua sulla Violenza, come “OGNI GIORNO TUTTI CONTRO LA VIOLENZA!”, che sottolineano l’importanza di intervenire precocemente per prevenire la violenza.

    Una storia ispirata e le sue implicazioni
    Marco, il protagonista di una storia ispirata al romanzo di Smeriglio, cresce in un ambiente familiare caratterizzato dall’assenza fisica e emotiva del padre. Questo vuoto lascia in lui un senso di incompletezza e un desiderio profondo di connessione. Da adulto, Marco fatica a costruire relazioni stabili e a trovare un senso di appagamento. Le sue esperienze passate lo portano a ripetere schemi relazionali disfunzionali, cercando in ogni nuova relazione la figura paterna mancante.
    La storia di Marco evidenzia come l’impatto dell’assenza genitoriale possa estendersi ben oltre l’infanzia, influenzando profondamente la vita adulta e le relazioni interpersonali. Secondo ricerche condotte da Formazione Continua sulla Violenza (Rossi, 2023), l’assenza paterna può avere un impatto significativo sulla costruzione dell’identità maschile, predisponendo a comportamenti rischiosi e alla difficoltà nel gestire le emozioni.

    La ricerca di un senso e le prospettive terapeutiche
    La narrativa ci offre anche uno spiraglio di speranza. Attraverso un percorso di terapia e un’intensa riflessione personale, Marco inizia a comprendere le radici del suo malessere e intraprende un cammino di guarigione.
    I workshop e i webinar organizzati da Formazione Continua sulla Violenza, come quello dedicato al “Trauma Relazionale Relazioni Violente”, offrono strumenti e competenze per professionisti che lavorano con individui che hanno vissuto esperienze di assenza genitoriale e di violenza. Questi interventi terapeutici si basano su approcci integrati e scientifici, come l’algoritmo della violenza, che consentono di valutare in modo accurato la complessità dei casi e di progettare percorsi di cura personalizzati.

    Conclusioni
    Il romanzo di Smeriglio e le ricerche scientifiche ci invitano a riflettere sull’importanza delle relazioni familiari nella costruzione della nostra identità. L’assenza di una figura genitoriale può lasciare profonde ferite, ma la capacità di elaborare il passato e di costruire nuove relazioni può aprire le porte a un futuro più sereno.
    È fondamentale investire in interventi di prevenzione e di sostegno alle famiglie, promuovendo modelli di genitorialità positivi e fornendo supporto psicologico agli individui che hanno subito traumi relazionali.

    Riferimenti bibliografici
    * Bowlby, J. (1969). Attachment and loss: Vol. 1. Attachment. Basic Books.
    * Ainsworth, M. D. S., Blehar, M., Waters, E., & Wall, S. (1978). Patterns of attachment: A psychological study of the strange situation. Lawrence Erlbaum Associates.
    * Cicchetti, D., & Tucker, D. M. (1994). Developmental psychopathology, vol. 2: Risk, disorder, and adaptation. Cambridge University Press.
    * Lattanzi, M., Pellino, C., & Calzone, T. (2024). Algoritmo della violenza: Un approccio integrato alla valutazione e al trattamento della violenza. Formazione Continua sulla Violenza.
    * Associazione Italiana di Psicologia e Criminologia. (2024). Campagna A.I.P.C. 2024_25 “OGNI GIORNO TUTTI CONTRO LA VIOLENZA!”. Workshop Trauma Relazionale Relazioni Violente.
    * Rossi, A. (2023). L’impatto dell’assenza paterna sulla costruzione dell’identità maschile: un’analisi psicoanalitica. Formazione Continua sulla Violenza.

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